Notizie dalla Provincia

 

10° Anniversàrio della Beatificazione di Santa Bakhita 

Il giorno 2° Ottobre 2010 si è celebrato nel Duomo di Schio il 10° anniversario di Santa Bakhita. 
Santa Bakhita di origine Sudanese è stata definita da Papa Giovanni Paolo II ‘ Sorella Universale ’, perché si poneva per tutti gli uomini ‘come Sorella’ nel cammino verso la felicità. 
La strada battuta da Bakhita è la strada dei prescelti, dei prediletti agli occhi di Dio, delle persone disponibili ad accogliere il mistero. 
La messa è stata animata da dei cori Ghanesi e Nigeriani uniti al coro del duomo di Schio, mostrando in questo modo la universalità della chiesa. 
Erano presenti anche gli immigarti come pellegrini dalle diverse parti della provincia di Vicenza. 
Dopo la mensa eucaristica c’è sempre la mensa fraterna di comunione: si rimane assieme per mangiare e bere fraternamente un bicchiere di qualcosa assieme.



I figli si preoccupano dei loro genitori,


Il giorno dopo ero nell' oratorio dei Salesiani verso le 8:30, mentre facevo colazione sono entrati 4 bambini del Senegal. In silenzio quattro bambine sono venute a sedersi vicino a me senza prendere niente da mangiare. Quando arrivo' Don Gianni, il prete responsabile degli immigranti di lingua anglofona a Schio, chiese alla la più grande tra queste bambine che si chiamava Daira, perché non mangiavano nulla. Ma lei non rispondeva. Io pensavo che forse lei faceva finita di non sentire, ma non era così. Lei era preoccupata per i genitori che avevano perso il lavoro. Don Gianni continuava a chiamarla ma lei si rifiutava di rispondergli. Ero venuto al corrente della situazione dopo la spiegazione che mi offrì il Parroco, cioè la situazione dei genitori di queste bambine d'origine senegalese. 
Dopo aver concluso la colazione, mi misi a parlare con Daira e le dissi di non preoccuparsi, di mettere tutto nelle mani di Allah. Cercai di rassicurarla e di condividere il suo dolore. 
La storia di Daira e le sue sorelle è una delle tante storie dei bambini e delle bambine che si preoccupano dei propri genitori in questi momenti di crisi economica. 
Questo era lo zelo che spingeva Bahkita a soffrire ed offrirsi al suo popolo, agli umiliati, ai poveri, (come questa famiglia Senegalese di Schio), e per coloro che non conoscevano Dio. Il suo esempio e questo fato però ci deve coinvolgere, e risvegliare la nostra sensibilità di accoglienza, per agire e unirsi anche noi in una preghiera universale per tutti gli uomini e per tutte le situazioni del nostro tempo. 
Spalanchiamo in questo momento il nostro cuore e preghiamo come ha saputo pregare Santa Bahkita per tutti i popoli, di ogni provenienza, di ogni religione per saper aver la “compassione “ di Cristo descritta nei vangeli. 

Un Saluto,
Stephen

***

 

Breve curriculum vitae di P.Michele Lapsansky

Oggi, chiamato dal Padre, ci ha lasciato per essere cittadino del cielo, P. Michele, il nostro carissimo confratello che anche negli ultimi anni, pur sofferente e debilitato dalla lunga malattia, ci ha offerto sempre un esempio di serena accettazione e di grande equilibrio fondato in una fede incrollabile.
Michal Lapsansky è nato il 25.03.1920 a Smizany, nell’attuale Slovacchia, in una famiglia fortemente cattolica, in un tempo in cui l’integralismo comunista impediva anzi perseguitava ogni manifestazione religiosa, specialmente il cattolicesimo. La fanciullezza, vissuta in questo ambiente, ha profondamente influito una crescita legata alla fede vissuta, praticata e difesa di fronte alla ostilità del regime. Entra da ragazzo di 12 anni nel seminario minore verbita a Stiavnik e poi a Nitra, ove compie i primi studi. Dopo il noviziato, emette i primi voti nel 1941 sempre nella casa missionaria verbita di Nitra. Frequenta il primo anno di filosofia all’università di Vienna, ospite dei Francescani, perché St, Gabriel in quegli anni era sequestrato dalle truppe russe. Il secondo anno della filosofia lo frequenta a Nitra. Anche i primi tre anni di teologia, a causa delle difficoltà e mancanza di libertà, si svolgono prima dai Gesuiti e poi a Nitra, dove il 1.09.1946 fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Kmetko. Per ovvie difficoltà e persecuzioni il successivo 24.10.1946, riesce con alcuni confratelli giovani, a raggiungere Roma, ove frequenta il quarto anno alla Gregoriana ottenendo anche la licenza in teologia. Il distacco dalla terra natale, dagli affetti famigliari, dalle proprie tradizioni, pur di seguire la chiamata del Signore è stato spesso ricordato con sofferenza ma anche con accettazione nella fede. 
Il 16.07.1947 giunge a Varone, primo suo campo di lavoro, ove nel 1949 diventa Viceprefetto e “animatore vocazionale” ( chi non ricorda il giovane simpatico prete che con la sua Morini scoppiettante scorazzava per tutto il triveneto e non solo, e raccoglieva ragazzi attratti dalla sua persona e dal suo fare attraente); l’anno seguente il 19-09-1950 fu nominato Prefetto. Varone in quel tempo era affollata da circa un centinaio di ragazzi e Padre Michele, è sempre stato visto come il Padre, formatore paziente e benevolo, di un equilibrio e capacità di colloquio ammirevole. Furono anni difficili, sia perché ogni inizio è difficile, sia dal lato economico e formativo, eppure ricordati con grande nostalgia da tanti ex-allievi per l’ambiente sereno e bonario in cui si viveva, e in cui l’animatore era sempre P. Michele. Nel 1956 fu nominato Rettore di Varone, ma l’anno seguente fu eletto Regionale della Regione verbita Svizzera – Italia. Nel 1962 ottenne anche la cittadinanza italiana, e quindi venne nuovamente rieletto per tre anni Rettore di Varone. Una grave malattia lo costrinse a ritirarsi per tre anni nella casa delle Suore a Gardone sul Garda, quindi fu chiamato a Roma come Rettore del Collegio. Per nove anni rimase come Padre responsabile e allo stesso confidente dei molti studenti verbiti che si recavano a Roma per gli studi nelle università romane. Nel 1981 al 1995 fu chiamato a prestare il suo servizio come Padre Spirituale nel Collegio San Pietro, collegio di Propaganda fide affidato ai Padri Verbiti. Quanti giovani preti sono stati accompagnati, consigliati, rafforzati e incoraggiati da P. Michele; quanti Vescovi ritornando a Roma facevano visita al loro Padre per consigli e incoraggiamenti. Il suo ricordo e il suo servizio, che si allargava anche a molti impegnati nella Curia romana, è incancellabile ancor oggi. Nel 1995 ritornò al suo vecchio amore, Varone, ma come pensionato. Certamente la sua presenza si fece subito notare specialmente tra gli ammalati e come confessore nella parrocchia di Varone. Era ricercato e amato, per la sua bontà e profondità nella fede, un vero maestro di umanità e di genuini valori evangelici. I primi anni sono stati molto sereni, ma poi la malattia con i suoi vari passi progressivi, l’hanno debilitato e alla fine reso dipendente e legato alla sedia a rotelle. Eppure le visite riconoscenti sono state sempre continue, ma specialmente il suo atteggiamento è rimasto sempre gentile e affabile con tutti, ricco di un sano umor, ma allo stesso tempo pieno di ottimismo dettato dalla fede, veramente un esempio come bisogna anche accogliere la sofferenza e viverla assieme a Cristo. 
Ultimamente, dopo poco più di una settimana di degenza all’ospedale di Arco, Dio lo ha chiamato a se, nella mattinata del 13 novembre, come servo fedele e umile del Regno. 

P. Gianfranco Maronese svd 
Provinciale ita 

Varone 13.11.10

 

Titolo